Lux et Tenebrae » The Rise of Madness

Sweet dreams are made of this...

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Beatrix Kiddo ✓

Vampira | 22 anni | BSI | Scheduzza

L'unico attimo in cui Lightning ancora poteva dire di amarlo, era alla mattina, quando la sua per così dire dolce metà dormiva. Lei, nonostante tutto il male che gli aveva fatto, avrebbe potuto osservarlo per ore ed ore, scostando delicatamente i capelli innaturalmente blu da davanti ai suoi occhi chiusi, accarezzando la pelle candida delle sue guance, sdraiandosi al suo fianco e facendo finta che nulla fosse mai accaduto fra di loro. Sapeva che una semplice illusione non bastava a dimenticare, che quelle erano solo vane speranze, eppure Light continuava a provarci. Continuava a nutrirsi di stupidi sogni alla luce di un nuovo giorno, con il Sole che piano cominciava a filtrare dai drappi scuri appesi alle grandi finestre.
Che poi, in fondo, non tutto era un sogno.
Lei ancora lo amava. Una parte di sé ancora bramava spasmodicamente di stare con lui, di renderlo felice...però, nel momento in cui ogni ricordo riaffiorava nel marasma caotico della sua memoria, quelle belle intenzioni svanivano nel nulla, inghiottite dal risentimento e dal desiderio di vendetta.
Da una parte, quindi, c'era l'amore. Intenso e doloroso come era sempre stato.
Dall'altra invece c'era l'odio. Ingovernabile e lacerante come solo lui poteva essere.
Non sapeva cosa la spingesse a stringere i denti, impedendo ai suoi peggiori istinti di avere la meglio. Una vocina le diceva sempre di aspettare, di saper guardare a quella situazione con occhio critico, evitandosi stupidi colpi di testa per riuscire ad arrivare al giorno in cui tutto avrebbe raggiunto il proprio epilogo. Quella, forse, era la migliore amica di Noctis. Solo lei, quella piccola, insignificante vocina, gli aveva permesso di vivere ancora.
Beatrix sospirò, tornando a sedersi sul letto dopo essersi fatta una bella doccia ristoratrice. Alle sue spalle, addormentato, si trovava l'assassino della sua intera famiglia. Alle sue spalle, con il respiro stranamente calmo, si trovava l'unico uomo che avesse mai amato per davvero - o meglio, l'unico che avesse mai visto.
Era una condizione interessante la sua, non c'era che dire. Chi altri poteva vantare di essere bloccata a vivere con qualcuno di così dannatamente ingombrante, a livello psicologico, nel corso della propria esistenza?
«...Noctis...» sussurrò, girandosi lentamente verso di lui, i capelli rosa ancora umidi per via dell'acqua che non aveva avuto la voglia di asciugare «Noctis, alzati...»
Più lo guardava, più le ritornavano alla mente le ore appena trascorse, la notte di passione passata in sua compagnia. Di certo doveva avere dei seri problemi, lei, visto e considerato che non solo gli permetteva di parlarle, bensì lo lasciava anche possederla.
Ma, alla fine della fiera, poteva davvero affermare di non apprezzare il sesso?
«...perché mi chiedi di svegliarti, se poi non ti alzi mai quando ti chiamo?»
Sbuffò, appoggiandosi alla testiera del letto con la schiena, le ginocchia strette al petto. Una goccia d'acqua dai capelli le cadde sulla spalla, scendendo lungo tutto il braccio. Le causò un piccolo fremito, trattenuto a stento come ad aver paura che lui si svegliasse sul serio.
Lo aveva detto, no? Riusciva a tornare ad amarlo solo quando dormiva. Una volta sveglio, le uniche parole che uscivano dalla sua bocca, erano così velenose da ferire anche lei.

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Noctis Estheim ✓

Semi Androide | 23 anni | BSI | Scheda

Una persona normale probabilmente non sarebbe riuscita a vivere in quel modo. Nessuno poteva sopportare l'odio della persona amata, chiunque si sarebbe distrutto vedendo quanto la donna per cui si aveva dato tutto non sopportasse una vita con lui, ma Noctis non era una persona normale.
Beatrix avrebbe potuto odiarlo per sempre, avrebbe potuto decidere di non perdonarlo mai, nemmeno in punto di morte, ma a Noctis non importava. Il fatto che lo odiasse non significava che lo amasse di meno. Per quanto i sentimenti provati da Noctis erano sempre troppo forti o troppo deboli, l'androide sapeva qualcosa sul ventaglio di emozioni che scuotevano solitamente l'animo umano. Aveva passato una vita ad osservare le espressioni delle persone che morivano per mano sua...aveva passato una vita ad analizzare i sentimenti di Lightning e Noctis era arrivato alla conclusione che odio e amore potevano perfettamente coesistere senza distruggersi a vicenda.
Per questo non si disperava, per questo non si buttava ai piedi di Beatrix chiedendo perdono, perché sapeva che nonostante tutto l'odio che dimostrava per lui, nel suo cuore c'era ancora spazio per la passione bruciante e dilagante che li aveva uniti.
E la prova era stata la notte prima, quando Light non era sembrata così restia a dare dimostrazione del loro amore.
Oh si, Beatrix poteva anche odiarlo talmente tanto da desiderare la sua morte, ma non per questo l'avrebbe amato di meno. E anche se il sentimento che li univa fosse sparito, Noctis non sarebbe comunque stato disposto a lasciarla.
L'avrebbe tenuta tutta per sé nonostante tutto. L'avrebbe messa in gabbia se necessario. Sarebbe arrivato persino ad ucciderla piuttosto che lasciarla ad altri.
Fu con questi pensieri che si svegliò dopo aver sentito le parole di Beatrix. Non aveva voglia di aprire gli occhi, gli piaceva quando lei lo accarezzava in quel modo, come se fossero ancora nel bel mezzo del loro amore.
«Sono sveglio»
Disse aprendo prima un occhio e poi l'altro, osservando con quelle iridi rosse il viso perfetto di Lightning. Amava come i suoi capelli rossa, ancora bagnati, ricadevano sulle spalle. Amava ogni cosa di lei.
«Cosa hai fatto mentre dormivo?»
Ed ecco che la natura di Noctis veniva fuori. Quella sua gelosia, quella sua ossessione che non accennava mai a diminuire e che sarebbe stata la loro rovina.

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Beatrix Kiddo ✓

Vampira | 22 anni | BSI | Scheduzza

Light sospirò quando lui, una volta svegliatosi, le porse quella sciocca quanto infantile domanda. Non aveva fatto niente, se non la doccia, mentre lui ancora se ne stava allegramente fra le braccia di Morfeo. Non faceva mai niente, se lui non era al suo fianco, a controllare ogni sua mossa. Nel corso del tempo si era così abituata a non compiere nessuna azione che potesse in qualche modo attivare la sua irrazionale gelosia, che ormai le veniva spontaneo aspettarlo, chiedere magari il permesso, annullare il suo orgoglio per accontentare l'ossessione di un pazzo.
Con occhi glaciali gli riversò addosso tutto il suo disappunto in un solo sguardo, riservandosi almeno il diritto di fargli capire quanto lo detestasse nei momenti in cui si comportava così.
«Come puoi constatare guardandomi mi sono lavata.» mormorò fra i denti stretti «Anche questo è male, Noctis? Devo temere che tu possa distruggere il nostro bagno perché abbiamo condiviso qualche magico minuto senza di te...?»
Trionfante alzò di poco il mento, sbattendo le sue lunghe ciglia come a lanciargli un segno di sfida. Ora che era sveglio, ora che poteva guardarla, lei non avrebbe mai mostrato l'infinito amore che purtroppo provava ancora nei suoi confronti. Non poteva farlo, e questo perché lui aveva rovinato ogni cosa solo qualche anno prima: uccidere la sua famiglia, legarla a sé in quel modo sbagliato, dimenticare le mille promesse che lei già da sola gli aveva fatto, senza costrizioni o minacce...era bastato a cancellare tutto. Poteva solo odiarlo, adesso. Ed era una pena abbastanza grande da ucciderla giorno per giorno, come un peso che costante ti schiaccia verso il suolo senza lasciarti via d'uscita.
Il vero problema, qui, era che lei non poteva morire. Essendo un vampiro era destinata a soffrire per l'eternità, portandosi dietro una croce alle volte troppo pesante perfino per una con la sua forza.
«...che cosa vuoi per colazione?» disse infine, giocando con una lunga ciocca di capelli rosa. Fece per alzarsi, assorta. «Mi vesto e vado di sotto in mensa, a prendere qualcosa.»
Già, scendere di sotto pareva un'ottima idea lì per lì. Avrebbe visto altre facce, magari avrebbe parlato con qualcuno di diverso dal suo Noctis, e forse avrebbe cominciato a dimenticare l'orribile sensazione che le angustiava il petto.
Forse.
Prima bisognava vedere come Noctis stesso prendeva quell'ipotesi. Allontanarsi così tanto da lui andava bene? Insomma, si sapeva che qualche metro di distanza poteva ucciderlo...figuriamoci interi piani!

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Noctis Estheim ✓

Semi Androide | 23 anni | BSI | Scheda

Noctis si lasciò sfuggire una risata, per una volta genuina. Quanto potesse essere genuino ciò che lui faceva, in ogni caso. Ogni gesto di Noctis era fatto in funzione di Lightning, da solo lui non era niente. Da solo non faceva niente. Tutta la sua vita era rappresentata dalla ragazza di fronte a lui e se rideva, se piangeva, se parlava, se uccideva, lo faceva solamente per lei.
Non era normale, lo sapeva benissimo, ma non gli importava. Non gli importava niente perché l'unica cosa degna di attenzione della sua vita era Beatrix, ciò che faceva o diceva lui non era assolutamente importante. Forse questo suo pensiero Beatrix non l'avrebbe mai capito, forse nessuno l'avrebbe mai capito, ma finché lei era al sicuro al suo fianco non serviva che capisse. Doveva semplicemente essere sua, non chiedeva che lei capisse la sua mentalità ossessiva.
«Forse hai ragione, il bagno non è degno di vederti nuda»
Era ovviamente una battuta, ma se non si fosse lasciato sfuggire quella risata prima, nessuno avrebbe capito che scherzava, perché Noctis non aveva sorriso mentre lo diceva, si era limitato a guardare Lightning, per poi mettersi seduto sul materasso, stropicciandosi gli occhi.
In quei momenti, quando faceva quei gesti quotidiani, sembrava quasi una persona normale. Quel momento di normalità però venne spezzato da un'occhiata fulminante di Noctis all'indirizzo della sua amata non appena lei nominò il fatto di scendere da sola.
Lei non sarebbe andata da nessuna parte da sola. Beatrix non poteva essere sola. C'era lui. Non doveva esserci nessun'altra. Doveva accompagnarla, far vedere a tutti che Light era sua, sua e di nessun'altro. Non avrebbe mai accettato che la sua Beatrix potesse andarsene in giro senza avvisarlo, la sola idea gli faceva così male da fargli desiderare di prendere a pugni qualcuno per alleviare quel particolare dolore che provava solo per lei.
«Vengo anch'io, così scelgo le cose da solo»
Disse semplicemente, senza dare un tono particolare alla sua voce, ma lasciando trapelare la sua tensione dallo sguardo, che era penetrante e fisso più che mai.

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view post Posted on 31/8/2012, 11:48
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Beatrix Kiddo ✓

Vampira | 22 anni | BSI | Scheduzza

Alzando gli occhi al cielo, Light non poté fare a meno di sentirsi enormemente frustrata quando l'apparente calma di Noctis venne offuscata ancora una volta da qualcosa di infinitamente stupido: la convinzione che aveva nel fatto che bastasse allontanarsi da lui per brevi istanti per dimenticarlo completamente era, se non assurda, stupidissima. Certo, non negava di aver provato milioni di volte a cercare almeno di non pensare a lui, però ogni tentativo era sempre andato a farsi friggere. Il legame che li univa, per quanto sbagliato, per quanto dannatamente orribile, non si sarebbe cancellato nel giro di un'ora o, come in quel caso, nel giro di qualche minuto. Perciò, convinta e forte di questo, la giovane vampira si voltò verso di lui velocemente, fissandolo dritto negli occhi. Aveva fatto in tempo a mettersi solo la camicia e quella, con i bottoni ancora fuori dalle asole, le era già scivolata lungo le spalle, ricadendo sugli avanbracci.
«Posso andare anche da sola, la strada non è così difficile da ricordare.» disse, in un sibilo, rimanendo in piedi ben diritta «Non mi serve che tu mi tenga per mano come se fossi una bambina. So cavarmela benissimo senza il tuo aiuto.»
Sapeva che il problema di fondo, lì, in quella precisa situazione, era un altro. Sapeva che la paura di Noctis non se ne sarebbe mai andata, così come l'ossessione che riservava per lei non sarebbe scemata mai e poi mai.
«...è solo la mensa, Noctis. Niente di più.»
Ma nonostante tutto, Lightning ancora cercava di mettergli un minimo di sale in zucca, ancora provava e riprovava a riportare indietro una persona normale, un ricordo che aveva conservato nel profondo del cuore e che mai avrebbe dimenticato. Rivoleva indietro il suo Noctis, un ragazzo che si fidava della sua compagna, un ragazzo che le sorrideva e che almeno cercava di mascherare la sua follia. Rivoleva indietro i bei momenti passati con lui, fra le sue braccia, stretti l'uno all'altra mentre si guardavano un film o ascoltavano della musica.
Rivoleva il suo amore. Solo quello.
Chiedeva forse troppo? Era davvero tutto perduto?

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Noctis Estheim ✓

Semi Androide | 23 anni | BSI | Scheda

Aveva forse esagerato? Aveva forse sbagliato nel suo ragionamento? Aveva sempre sbagliato comportandosi in quel modo?
Quelle domande non lo sfiorarono nemmeno. Noctis non contemplava l'idea di essersi sbagliato, non riusciva a rendersi conto di quanto il suo comportamento fosse ossessivo, malato per giunta. Tutto ciò a cui lui pensava era solamente Lightning, nient'altro. Nella sua mente, ciò che faceva lo faceva solamente per lei, per tenerla vicino, per non perderla più. La sola idea di vederla andare via lo schiacciava, lo faceva sentire come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno nello stomaco.
Non voleva vederla andare via, non voleva lasciarla neanche un solo istante. E non lo faceva perché non si fidava di lei, ma perché non si fidava del resto del mondo. Quando camminava accanto alla sua bellissima Beatrix, notava tutti gli sguardi bramosi degli altri studenti del Blue Soul Institute e istintivamente si faceva più vicino a Light, marcava il suo territorio con sguardi di fuoco, la teneva vicino a lui perché sapeva che quegli sguardi bramosi avrebbero potuto prenderla.
Si fidava di lei, sapeva che Beatrix non l'avrebbe lasciato per quanto ancora lo odiasse, ma non poteva dire lo stesso di tutte le persone che popolavano la terra. Per quanto Lightning fosse forte, c'era sicuramente qualcuno più forte di lei che avrebbe potuto portargliela via.
Lui non sapeva chi era questa persona, ma sapeva che esisteva e poteva essere proprio in mensa, chissà. Poteva anche essere fuori da quella porta per quanto ne sapeva lui.
No, non poteva far andare Beatrix da sola, non poteva correre il rischio che questa persona riuscisse nel suo intento. Poco importava se questo pensiero era malato, anche più dell'ossessione che Noctis provava per quella donna, Noctis non riusciva comunque a non pensarci.
Si alzò sospirando e si avvicinò alla vampira, tirando su la camicia e iniziando ad abbottonarla sul suo corpo perfetto. Le sfiorò la pelle con le dita, delicatamente, come era solito fare una volta, quando il loro amore era normale. Per quanto fossero entrambi cambiati, l'amore che Noctis provava per lei non era cambiato e non sarebbe cambiato mai. Lei era sua e la amava.
«Vengo con te lo stesso. Non perché non voglio perderti di vista, ma perché non voglio doverti aspettare quassù tutto solo. Questo è lecito, giusto?»
Le diede un bacio leggero, a fior di labbra, sorridendo piano. In quei momenti sembrava quasi normale, ma nessuno, nemmeno Noctis, sapeva quando quei momenti sarebbero finiti per riportarlo nell'oscurità del suo cuore.

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Beatrix Kiddo ✓

Vampira | 22 anni | BSI | Scheduzza

Gli permise di avvicinarsi, trattenendo quasi il respiro quando le sue mani le sfiorarono, con delicatezza, la pelle. Rimase ad osservarlo per svariati minuti, le dita di lui a far passare per ogni asola il rispettivo bottone, e mentre dentro al petto le cresceva un calore ben conosciuto, non poté fare a meno di ripensare al loro passato.
In fondo era ancora lì, il suo Noctis. Più vicino di quanto non avesse creduto, eppure inesorabilmente distante, nascosto sotto ad una miriade di parole non dette, sguardi equivocabili e...odio, tristezza, disperazione. Cose del genere erano difficili da ignorare, da cancellare, e nonostante entrambi stessero facendo del loro meglio per non doverci pensare, alle volte capitava di non poterne fare a meno. Soprattutto a Light succedeva, poiché il ricordo della sua famiglia ancora le bruciava l'animo: quanto le ci era voluto per riconoscere il volto deformato dal terrore di sua madre in quella pozza di sangue? Il braccio di suo padre lo aveva poi ritrovato? Ed i corpi ammassati dei fratelli? Quelli se li poteva forse scordare?
No. Non poteva.
Non poteva, non poteva, non poteva!
«Ti detesto, lo sai?» chiese, fissandolo, lacrime che non riusciva a contenere a rigarle il volto pallido «...ti detesto così tanto che fa male.»
Lei non era una donna che si permetteva di piangere in ogni occasione e, anche quando lo faceva, non veniva mai scossa dai singhiozzi né tanto meno cominciava ad urlare. Rimaneva sempre calma, anche quando le lacrime erano copiose, anche quando la voce le si bloccava in gola. Rimaneva calma.
« Ti...amo ... Ti amo così tanto che fa male.»
Oh sì, lo amava. Lo amava e, forse più per questo che per qualsiasi altro motivo, doveva punirlo, doveva rammentargli cosa aveva fatto solo con gli occhi, per fargli comprendere che mai, in futuro, lo avrebbe perdonato.
Staccandosi a forza da Noctis si diresse verso l'armadio che condividevano - come tutto quanto il resto - in quella stanza: ne estrasse un paio di braghette corte, nere, mettendosele in un baleno mentre quelle poche lacrime trovavano già modo di asciugarsi.

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Noctis Estheim ✓

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Noctis non aveva mai avuto una memoria di ferro. I suoi ricordi, soprattutto quelli di quando era piccolo, erano tutti sfocati, come se non appartenessero a lui ma alla vita di qualcun'altro, un film che gli passava nella mente senza che lui dovesse esserne per forza affetto. Era sempre stato così nella sua famiglia: i ricordi e il passato non dovevano mai toccarti nel profondo, dovevano essere qualcosa di estraneo alla mente e Noctis aveva tenuto fede a quella regola non scritta, lasciando la sua vita privata lontana da sé stesso, come se in realtà non vivesse affatto.
Era sempre stato così finché Lightning non era entrata nella sua vita. Da allora, ogni ricordo, ogni parola detta, ogni pensiero non espresso, ogni sorriso, ogni bacio e ogni respiro si erano impressi così a fondo nella mente di Noctis da svegliarlo di notte, dopo un vivido sogno di loro due insieme e ancora felici, ancora senza nessun problema di sorta.
Quei ricordi lo perseguitavano e forse erano l'unico mezzo per farlo ragionare. Vedere il sorriso di Beatrix, così luminoso e sicuro, gli insinuava il dubbio nella mente: aveva fatto la cosa giusta? Si era sempre detto che si, tutto ciò che aveva fatto era stato per lei e per il loro amore, ma ogni volta che ricordava quel sorriso e notava quando Light non fosse più in grado di farlo in quel modo, qualcosa dentro di lui si spezzava.
Era come un sentimento attutito da anni di odio e rabbia e omicidi e ossessioni, ma Noctis lo sentiva comunque. E lo sentì anche quando vide le lacrime sul volto della sua amata. Quel viso non era fatto per le lacrime. Quel viso era fatto per sorridere, per sorridere solamente a lui, era fatto per essere accarezzato dalle sue dita e vederlo così triste, così sconsolato, fece provare a Noctis quella fastidiosa sensazione di sbagliato.
Si avvicinò a lei, asciugandole le lacrime con due baci e mentre sentiva il sapore salino delle lacrime sulle sue labbra, Noctis si rese conto che non voleva vederla piangere, né ora né mai. E non importava se lei lo detestasse o se lo amasse, in nessun caso Noctis voleva più vederla piangere.
«Sei parecchio confusa, eh?»
Disse, scherzando, mentre la attirava a sé stringendola in un abbraccio.
«Fa male anche a me. Un giorno morirò perché il mio cuore non può sopportare tutto l'amore che provo per te»
La allontanò per prenderle il viso tra le mani e la guardò dritta negli occhi.
«Ti amo e niente potrà mai cambiare questo fatto. Niente potrà mai indurmi ad amarti di meno perché sei tutta la mia vita, Light. Sei tutta la mia vita e per questo devo proteggerti e tenerti sempre accanto a me, perché se ti perdessi potrei morirne»
Le diede un bacio sulla fronte e le sorrise, leggermente, tornando a sentire l'ormai famigliare senso oppressivo di possessività. Beatrix era la sua vita e la vita era preziosa, per cui non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsele. Non avrebbe permesso a nessuno di farla piangere ancora.

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